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Il Dio che fa spazio a noi e
          che si fa prossimo ad ogni uomo   chi accoglie Dio apre
          nel movimento di abbassamento
          verso ogni condizione umana, ci     i suoi occhi alla vita
          chiede di fargli spazio nella nostra
          vita come nell’episodio della conver-
          sione di Zaccheo (Lc 19,1-10). Questo racconto parte dal desiderio del
          pubblicano di vedere Gesù con sguardi furtivi e sottraendosi alla vista di
          Dio e si conclude con una festa in casa di Zaccheo, in cui Gesù mangia in
          compagnia dei peccatori. Perché il piccolo capo dei pubblicani ‘fa spazio’
          a Gesù e lo ospita in casa sua?

             Perché Zaccheo, nonostante sia ricco, si sente perduto e cerca segni
          di luce. Solo lui sa di se stesso quanto sia piccolo, quanto sia meschino.
          Solo lui sa di se stesso quanto coltivi il desiderio di uscire da quella condi-
          zione… e salta sul sicomoro per emergere dalla sua bassezza, per “vede-
          re chi era Gesù” (Lc 19,3) e non essere visto. Accade però, che Gesù lo
          vede, lo conosce nella sua verità, lo ama profondamente e lo chiama per
          nome dicendogli il suo ‘sogno’: “affrettati, scendi, oggi è necessario che
          io rimanga in casa tua” (Lc 19,5).

             Questo oggi è certamente l’oggi del calendario, ma è anche un oggi
          senza tramonto. E Zaccheo in fretta e con gioia fa spazio a Dio nella sua
          vita come Maria, che con stupore e gioia accoglie in casa sua l’angelo che
          gli annuncia che sarà la madre del Salvatore.
             Soltanto chi fa spazio a Dio nella sua storia, può generare la vita e vi-
          vere gli atteggiamenti di prossimità e l’attitudine all’accoglienza del pros-
          simo, soprattutto dei più fragili. Zaccheo, infatti, nella festa del perdono e
          dell’identità ritrovata (Lc 19, 9 anch’egli è figlio di Abramo), volge lo sguar-
          do verso i poveri a cui destinerà metà dei suoi beni (cf. Lc 19,8). Far spazio
          a Dio nella propria vita trasforma il cuore e sposta il baricentro della propria
          esistenza: come Zaccheo, chi accoglie Dio apre i suoi occhi alla vita delle
          persone che lo circondano e che non sono più oggetto della sua cupidi-
          gia, ma fratelli a cui far spazio per ‘generarli’ alla vita.

             San Vincenzo de’ Paoli, in una traccia di conferenza alle Dame della Ca-
          rità dell’Hotel-Dieu sulla visita agli ammalati, spiega, tra le altre cose, come
          prepararsi alla visita al povero, ‘facendo spazio’ a Dio e alla sua Grazia.


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