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La zona grigia                        siste una zona grigia nei GVV,
                                                esiste una zona grigia nella
                                          EChiesa? Nessuno vorrebbe cre-
          a cura di Gabriella Raschi
                                          derlo, ma si impone un esame di co-
                                         scienza ed uno sforzo di discernimento.
                                       Esiste, usiamo per comodità l’espressio-
                                  ne di Primo Levi, una categoria di comporta-
          menti in cui le persone, cristiane, praticanti, magari volontari vincenziani,
          magari membri di associazioni cattoliche di varia tipologia si sentono au-
          torizzati nella attuale crisi a voltare la testa da un’altra parte.
             Certo sappiamo che Primo Levi, nei Sommersi e salvati, parla della si-
          tuazione ad Auschwitz e sappiamo che noi non siamo ad Auschwitz, ma,
          a ben guardare, se si sentiva colpevole di essersi salvato Primo Levi, sal-
          vato dai campi di sterminio e dalle camere a gas, come è possibile che
          qualcuno andando in vacanza non si senta, non dico colpevole, ma al-
          meno un privilegiato? Come possiamo guardare senza sentire un pugno
          allo stomaco la gente che fugge dalla fame, profughi economici, un gra-
          dino sotto ai rifugiati politici? Elemento centrale della “zona grigia” è il po-
          tere che nel lager come nella vita fuori dal mondo concentrazionario ten-
          de a sottomettere e rendere disponibili a compromessi morali. 1
             Potere, naturalmente, non è solo quello politico in senso stretto, ma
          quello economico, quello dei media, quello della vulgata dei vari social,
          quello del senso comune che non sempre è buon senso. Si tratta spes-
          so di un insieme di forze in cui ragione e cuore sono oppressi e messi a
          tacere. Forse aveva ragione Renzo De Felice nell’indicare come grigia la
          grande massa degli italiani che non prese posizione con la Repubblica
          Sociale ma neppure protestò contro le leggi razziali, prima, e le deporta-
          zioni poi.
             I prigionieri dei lager che vissero in quella zona grigia, con il loro atteg-
          giamento certo determinato dalla paura di perdere la vita, talvolta garan-
          tirono addirittura la tenuta dei lager.
             Ora nei lager e nell’occupazione nazifascista si temeva per la propria
          vita e non si aveva o non si poteva avere la percezione di quanto il pro-
          prio atteggiamento fosse collaborazionistico.



          1 «Esistono persone grigie ambigue, pronte al compromesso». La tensione estrema del Lager «tende
          ad accrescerne la schiera».

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