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mente una richiesta, pensiamo di sapere già tutto, di saper interpretare i
          gesti e le parole dell’altro rapidamente, quindi abbiamo il pacco viveri pre-
          disposto oppure il guardaroba pronto o qualsiasi altra cosa. Tuttavia cer-
          to la persona che arriva a un centro di ascolto ha un bisogno, spesso ha
          un bisogno anche materiale, ma prima di tutto ha bisogno di esprimere
          se stessa come persona, di essere ascoltata e di ascoltarsi, mentre dipa-
          na il filo della sua vita, della sua condizione. 3
             La narrazione di sé è difficilissima, necessita di tempi non interrotti
          dalla fretta o dai pregiudizi di chi ascolta, occorre che si sappia rispetta-
          re il silenzio che parla.

             Tacciamo e facciamo silenzio in noi: “Il silenzio è talvolta tacere, ma è
          sempre ascoltare.” 4

             Conosco la difficoltà del presentarsi ad uno sportello da un impiega-
          to che non mi lascia il tempo di trovare le parole giuste per esprimere la
          mia richiesta, ma immagino, posso solo immaginare, il disagio profondo
          della persona che, mossa da un qualsivoglia bisogno viene in un centro
          di ascolto o ci ferma per strada.
             “La porta è la parte più lunga di un viaggio, detto in parole povere, il
          primo passo è il più difficile da compiere”. 5
             Facciamo in modo che non sia l’assetato, l’affamato, il disperato a
          dover percorrere la parte più lunga del viaggio, dovremmo cercare di es-
          sere noi a muovere incontro, con uno spazio libero, non vuoto, ma libe-
          ro, nel cuore per ascoltare. Diamo ascolto perché Dio ci ha dato ascolto,
          ci dà ascolto, ci darà ascolto, non per un qualche merito che abbiamo
          ma per noi stessi, per il nostro essere uomini, fratelli gli uni degli altri. Nel
          Vecchio Testamento l’invito “Ascolta” è ripetuto parecchie decine di volte,
          centinaia le diverse forme del verbo ascoltare, come obbligo e necessi-
          tà dell’uomo, per l’accoglienza di sé e dell’altro, per la relazione con Dio.
          L’ascolto è la radice della vita cristiana.
             L’esperienza vincenziana dell’ascolto ha un contesto specifico in cui
          spesso avviene e che implica una particolare accuratezza. La visita do-


          3 “Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricer-
          ca” è la prima delle sette regole dell’ascoltare che Marianella Sclavi declina nel suo Arte di ascoltare
          e mondi possibili, Mondadori, 2003
          4 MaDeLeine DeLBreL, Noi delle strade, Gribaudi, 2000
          5 faBio voLo, Un posto nel mondo, Mondadori, 2006

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