Page 16 - Annali Carita
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tà che la serena accettazione di                   C’è un bellissimo teatro nella struttura. Posso servirmene con i ragaz-
           Cancelli, corridoi,                 una così terribile ingiustizia ave-             zi? Troppo pericoloso.
                                               va sempre accompagnato l’umil-                     Ci sono tanti amici desiderosi di rendersi utili col regalo di un loro con-
             ancora cancelli                   tà delle sue relazioni.                         tributo culturale. Scrivo la richiesta. Troppo pericoloso.
                                                  Non aveva mai scritto i suoi                    C’è un campo di calcetto dove qualche ora, ogni tanto, potrebbe sci-
                                           pensieri. Aveva sempre disegnato                    volare con maggior velocità. Troppo esposti. Troppo pericoloso.
          solo paesaggi. E io ero stata lì per quello: per accompagnare la sua fatica,
          comunque, senza regole di gioco che ne alterassero i sentimenti.                        Ormai non chiedono più niente nemmeno loro.
                                                                                                  Allora, ragazzi, sapete che si fa oggi? Mi avete chiesto di parlarvi di un
             C’era poi Efisio, “il poeta”. “Ciao, ragazza!” E aveva due anni più di me!
          Ma sulle spalle i suoi pesavano il doppio. Partecipò ad un concorso ester-           certo Leopardi. Bene. Ecco, prendo questa grande scatola di cartone e
          no di poesia e vinse una “menzione d’onore”. Feci di tutto perché potes-             la metto sul tavolo. Ora chiudete gli occhi e ascoltatemi attentamente. Vi
          se uscire per ritirare la pergamena-premio.                                          leggerò dei versi bellissimi di Leopardi intitolati “L’infinito”. Li leggerò piano
                                                                                               in modo che lentamente possiate cancellare dalla mente tutto quello che
             Solo io sapevo chi fossero i due agenti in borghese che lo accompa-               vi circonda e immaginare che la scatola sia quel bellissimo colle di Reca-
          gnavano nell’Aula Magna dell’Università. Oggi ci ha lasciato per sempre.             nati oltre il quale il poeta immaginava la “profondissima quiete” della natu-
          Di lui sono rimasti la nostalgia di un ricordo e un libro di poesie che gli ave-     ra e del suo animo. Immergete lì i vostri pensieri, disegnate col desiderio le
          vo fatto pubblicare per dargli il conforto di una normalità da troppi anni ne-       forme, le parole, le storie che volete, bevetene tutta la dolcezza e raccon-
          gatagli. Giustamente? Non spetta a me dare risposte.                                 tatevela, piano, a voce alta, se credete, dentro il vostro cuore, se preferite.
             E l’ora messami a disposizione non conosce la fretta dell’orologio e                 Anche io chiudo gli occhi e ascolto: parole, sospiri, lacrime, felicità.
          raddoppia spesso i minuti. Li lascio sempre con la tristezza di un abban-            Non so distinguere tra le loro e le mie.
          dono, mentre mi circondano di parole, di richieste, di domande.
                                                                                                  È fantasia, lo so, ma è l’unica forma di libertà che posso donare. Con-
             “Ritorni la settimana prossima?”… ..telefona alla mia ragazza..dille che          dividerla, per me, è un impagabile dono. §
          l’amo sempre…chiedi a mio figlio….a mia moglie…mi porti….? mi com-
          pri…? Sanno che non potrei. Sanno che, nei limiti del lecito, lo farò. Spes-
          so una mano scivola nella mia e ci lascia un biglietto : ”Cara mamma, così
          ti vogliamo chiamare...”. E cuori trafitti e croci incorniciano le parole. Pos-
          so piangere solo quando entro in macchina per andare via.
             Non voglio agenti dentro la biblioteca. Stanno appena fuori dalla por-
          ta. Ma noi non li vediamo. Siamo tra fratelli che si raccontano: di paesi mai
          visitati, di personaggi che hanno fatto piccola o grande la Storia, di tradi-
          zioni popolari più o meno contaminate dal tempo, di noi. Quello che vo-
          gliamo dire, come lo vogliamo dire.
             Come Giovanni, una vita in carcere, che inventa, come realtà effettiva-
          mente vissuta, luoghi e circostanze che lo avrebbero visto presente e pro-
          tagonista di imprese eccezionali. Credibile nel suo entusiasmo, tenero Pe-
          ter Pan di un’isola che per lui non c’è mai stata.



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