Page 17 - Annali Carita
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tà che la serena accettazione di   C’è un bellissimo teatro nella struttura. Posso servirmene con i ragaz-
 Cancelli, corridoi,   una così terribile ingiustizia ave-  zi? Troppo pericoloso.
 va sempre accompagnato l’umil-  Ci sono tanti amici desiderosi di rendersi utili col regalo di un loro con-
 ancora cancelli  tà delle sue relazioni.  tributo culturale. Scrivo la richiesta. Troppo pericoloso.
 Non aveva mai scritto i suoi   C’è un campo di calcetto dove qualche ora, ogni tanto, potrebbe sci-
 pensieri. Aveva sempre disegnato   volare con maggior velocità. Troppo esposti. Troppo pericoloso.
 solo paesaggi. E io ero stata lì per quello: per accompagnare la sua fatica,
 comunque, senza regole di gioco che ne alterassero i sentimenti.  Ormai non chiedono più niente nemmeno loro.
             Allora, ragazzi, sapete che si fa oggi? Mi avete chiesto di parlarvi di un
 C’era poi Efisio, “il poeta”. “Ciao, ragazza!” E aveva due anni più di me!
 Ma sulle spalle i suoi pesavano il doppio. Partecipò ad un concorso ester-  certo Leopardi. Bene. Ecco, prendo questa grande scatola di cartone e
 no di poesia e vinse una “menzione d’onore”. Feci di tutto perché potes-  la metto sul tavolo. Ora chiudete gli occhi e ascoltatemi attentamente. Vi
 se uscire per ritirare la pergamena-premio.  leggerò dei versi bellissimi di Leopardi intitolati “L’infinito”. Li leggerò piano
          in modo che lentamente possiate cancellare dalla mente tutto quello che
 Solo io sapevo chi fossero i due agenti in borghese che lo accompa-  vi circonda e immaginare che la scatola sia quel bellissimo colle di Reca-
 gnavano nell’Aula Magna dell’Università. Oggi ci ha lasciato per sempre.   nati oltre il quale il poeta immaginava la “profondissima quiete” della natu-
 Di lui sono rimasti la nostalgia di un ricordo e un libro di poesie che gli ave-  ra e del suo animo. Immergete lì i vostri pensieri, disegnate col desiderio le
 vo fatto pubblicare per dargli il conforto di una normalità da troppi anni ne-  forme, le parole, le storie che volete, bevetene tutta la dolcezza e raccon-
 gatagli. Giustamente? Non spetta a me dare risposte.  tatevela, piano, a voce alta, se credete, dentro il vostro cuore, se preferite.
 E l’ora messami a disposizione non conosce la fretta dell’orologio e   Anche io chiudo gli occhi e ascolto: parole, sospiri, lacrime, felicità.
 raddoppia spesso i minuti. Li lascio sempre con la tristezza di un abban-  Non so distinguere tra le loro e le mie.
 dono, mentre mi circondano di parole, di richieste, di domande.
             È fantasia, lo so, ma è l’unica forma di libertà che posso donare. Con-
 “Ritorni la settimana prossima?”… ..telefona alla mia ragazza..dille che   dividerla, per me, è un impagabile dono. §
 l’amo sempre…chiedi a mio figlio….a mia moglie…mi porti….? mi com-
 pri…? Sanno che non potrei. Sanno che, nei limiti del lecito, lo farò. Spes-
 so una mano scivola nella mia e ci lascia un biglietto : ”Cara mamma, così
 ti vogliamo chiamare...”. E cuori trafitti e croci incorniciano le parole. Pos-
 so piangere solo quando entro in macchina per andare via.
 Non voglio agenti dentro la biblioteca. Stanno appena fuori dalla por-
 ta. Ma noi non li vediamo. Siamo tra fratelli che si raccontano: di paesi mai
 visitati, di personaggi che hanno fatto piccola o grande la Storia, di tradi-
 zioni popolari più o meno contaminate dal tempo, di noi. Quello che vo-
 gliamo dire, come lo vogliamo dire.
 Come Giovanni, una vita in carcere, che inventa, come realtà effettiva-
 mente vissuta, luoghi e circostanze che lo avrebbero visto presente e pro-
 tagonista di imprese eccezionali. Credibile nel suo entusiasmo, tenero Pe-
 ter Pan di un’isola che per lui non c’è mai stata.



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