Page 20 - Annali Carita
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TEMA DEL MESE                               arcere Vi.Vo.” è un’espe-                loro: sono desiderose di rivedermi e attendono la mia visita per poter par-
                                                                                                  Così, nelle visite successive, trovo una cordiale accoglienza da parte
                                                      rienza forte di vita cristia-
          Carcere Vi.Vo.                   “Cna che ha come model-                             lare con me.
                                            lo San Vincenzo de’ Paoli, il quale nel
                                           ‘600 dedicò parte della sua opera ai                   Tutto ciò mi riempie di gioia, naturalmente, ed il loro desiderio di rive-
          a cura di Anna Cammarota                                                             dermi mi incoraggia ad andare avanti e a proseguire.
                                          galeotti francesi.
                                                                                                  Quando esse prendono coscienza e consapevolezza delle proprie
                                         Nel 1987 Suor Anna Scimia F.d.C. per                  azioni, questa è la mia ricompensa. In questo periodo stiamo organizzan-
          prima, a Napoli, rivolse la sua attenzione amorevole ai carcerati, dando             do, come ogni anno, uno spettacolo di beneficenza, il cui ricavato viene
          vita a quel servizio che dal 1996 avrebbe svolto il Gruppo Carcere Vi.Vo.,
          grazie alla collaborazione di molti volontari laici. Essi hanno come obiettivo       utilizzato per sostenere mini progetti educativi per le famiglie.
          il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti, ai quali offrono un mo-            Cerchiamo in ogni modo di sensibilizzare la società sulla realtà carce-
          dello valoriale di riferimento, che può fare da tramite tra la realtà carcera-       raria, dove le richieste di aiuto sono tante, e certamente i volontari, da soli,
          ria e il mondo esterno.                                                              non ce la fanno a soddisfarle tutte. Purtroppo dobbiamo continuamente
             Il volontario vincenziano accompagna il detenuto in questo difficile per-         confrontarci con una mentalità diffusa, secondo cui il detenuto deve resta-
          corso di riscatto con visite periodiche al carcere, con la corrispondenza e          re in carcere e scontare la pena senza sconti. Ha sbagliato e deve pagare.
          con visite domiciliari alla famiglia; è disponibile all’ascolto e alla condivisio-      Mi risuonano in proposito le parole di San Vincenzo: “Saranno anche
          ne dei problemi ed offre un aiuto concreto per risolverli.                           dei criminali ma sono uomini”. Noi volontari vincenziani contribuiamo alla
             Ciascuno ha un ruolo stabilito ma tutti nel Gruppo operano per perse-             riscoperta di questa umanità dolente. §
          guire un comune obiettivo. La corrispondenza crea con i detenuti un rap-
          porto speciale, di sostegno morale e psicologico. Al Centro Ascolto ven-
          gono, nei giorni stabiliti, le famiglie dei detenuti, che sono accolte con
          fraternità e supportate nelle loro diverse problematiche.
             È previsto, poi, un incontro mensile con le famiglie, in cui cerchiamo
          di promuovere la loro formazione umana e la socializzazione dei minori.
             Facendo visita alle detenute nel Carcere di Pozzuoli, ho capito che c’è
          dentro queste persone tanta sofferenza per la mancanza di libertà, ma so-
          prattutto per la separazione dai loro figli, perché sono quasi tutte mamme.
             Ciascuna ha una propria storia drammatica, che le ha portate fin qui.
          Tante le difficoltà in carcere per le condizioni in cui vivono: non c’è più pri-
          vacy, non c’è più dignità né rispetto della persona e ciò è dovuto alla pro-
          miscuità e al super affollamento. Per queste persone è molto importante
          poter contare su qualcuno con cui confidarsi, e di cui fidarsi.
             Al primo approccio, quando iniziamo un colloquio, colgo nei loro occhi e
          nel modo di parlare una certa diffidenza, ma, subito dopo, realizzano che di
          fronte a loro c’è una persona che non è lì per giudicare, bensì per ascoltare e
          per dar loro una mano a rialzarsi, e ad uscire dal carcere come persona nuo-
          va che può riprendersi in mano la vita e ricominciare.

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