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amministrazione. Il regolamento di Chatillon e gli altri, sono minuziosi e
          si comprende che tutto dovesse essere fatto con metodo in modo da as-
          sicurare continuità e di evitare personalismi. Perché la tentazione da par-
          te di qualcuno di impadronirsi dell’Associazione c’era ieri e c’è oggi. Era
          una società di molte divisioni, di molti compiti, piramidale. Il regolamento
          di San Vincenzo è minuzioso, ma con adattamento ai luoghi e alle neces-
          sità, segno di diligenza, di accuratezza.
             Perché si trattava di una esperienza fondante e la cui riuscita richiede-
          va ottime basi. Mandare Luisa de Mariallac a visitare i gruppi voleva dire
          verificare sul posto come andavano le cose. E non ha paura di dire che
          la situazione di quel luogo “è lacrimevole”. Dal regolamento di Chatillon si
          evince un importante aspetto: riguarda tutta la persona. Assistenza spi-
          rituale e corporale. Vuol dire: attenzione alla persona, sostegno, vicinan-
          za. Non solo alle necessità materiali, ma anche a quelle spirituali. Le note
          per la visita domiciliare. Ribadisco: incontro personale e aiutare le perso-
          ne nella situazione concreta.
             È difficile la visita, ma è quanto mai importante. Attenzione capillare
          e cura diligente, richiedendo anche la risposta personale per uscire, per
          quanto era possibile, dalla propria condizione di difficoltà. La cura spiri-
          tuale e quella corporale non prevedevano momenti distinti. Dice il rego-
          lamento: “mentre si svolge il servizio corporale bisogna ascoltare, parlare
          con dolcezza e affabilità, tenere di buon umore, facendo scivolare nel di-
          scorso qualche piccolo accenno, discreto, a nostro Signore. Esortare la
          fiducia e la speranza di portare alla vita sacramentale”. Questo è presen-
          te in tutte le cose di San Vincenzo. È un sevizio condiviso. Se uno pensa
          di fare il bene a modo proprio non c’è bisogno che si scomodi ad entrare
          in un gruppo. Ma far parte del gruppo e lavora insieme agli altri.
             Quindi bene condiviso,  confraternita dove si lavora come fratelli e
          come sorelle. I compiti sono divisi: presidente, tesoriera, segretaria. Che
          hanno cura dei diversi aspetti. Il buon svolgimento del servizio, la frater-
          nità, l’amministrazione dei beni e l’obbligo di rendere conto di quanto
          veniva amministrato. Nei regolamenti si tratteggia l’immagine tipo, del-
          la consorella. Quali sono le caratteristiche che mette in rilievo. Dice del-
          la volontaria, diremmo noi oggi, una persona di fede e di carità. La parola
          francese che viene usata e “piété” che vuol dire persona di fede e carità,
          questo il presupposto per iniziare. Un’altra caratteristica: “solida dal pun-
          to di vista dell’equilibrio e della carità cristiana”. Quindi equilibrio e matu-
          rità. La parola usata è “verteux”. Poi persona della cui perseveranza “si
          possa essere certi”. Vieni che non c’è tanto da fare nel volontariato vin-
          cenziano è falso: c’è da fare! C’è da fare con un certo stile. Oggi direm-

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