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San Vincenzo de’ Paoli, nel-
          la Conferenza 195 ai suoi confra-         Non c’era posto
          telli, parlando loro della necessità
          di accogliere i bambini abbandona-                     per loro.
          ti, li esortava ad avere i medesimi at-
          teggiamenti di Gesù che spalancava le
          braccia e accoglieva i più piccoli: «Se Nostro Signore vivesse ancora tra
          gli uomini, e vedesse bambini abbandonati dal padre e dalla madre come
          sono questi, credete, signori, credete, fratelli, che Egli li abbandonereb-
          be? Nostro Signore disse ai suoi discepoli: “Lasciate che i pargoli venga-
          no a me” (Mc 10,14) e stiamo bene attenti a non impedire che vengano
          a noi, perché altrimenti gli saremo nemici».

             Lo strumento formativo che andremo a predisporre sarà molto uti-
          le per la formazione dei volontari e per educare le nostre comunità par-
          rocchiali e i contesti dove siamo inseriti, al senso dell’accoglienza cor-
          diale delle persone fragili. Il documento della CEI sulle parrocchie, infatti,
          sottolinea che «tutti devono trovare nella parrocchia una porta aperta
          nei momenti difficili o gioiosi della vita. L’accoglienza, cordiale e gratui-
          ta, è la condizione prima di ogni evangelizzazione. Su di essa deve in-
          nestarsi l’annuncio, fatto di parola amichevole e, in tempi e modi oppor-
          tuni, di esplicita presentazione di Cristo, Salvatore del mondo» (Il volto
          missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 6). Accogliere nel-
          la carità e proporre la fede nel Dio che è Carità sono dimensioni di una
          stessa missione, non separabili l’una dall’altra.
             Durante questo tempo di formazione, siamo invitati perciò a riscopri-
          re che non c’è un tesoro più grande che accogliere il Cristo che ci ama e
          vuole sostituirsi alle false certezze. Il testo del secondo capitolo del Van-
          gelo di Luca ci rivela che è possibile accogliere il grande dono dell’Amore
          di Dio soltanto se scegliamo la povertà come stile e preferiamo la com-
          pagnia dei poveri e l’amicizia disinteressata a quella per “interesse”. Sce-
          gliere la povertà evangelica significa schierarsi, come Gesù nella grotta,
          dalla parte dei deboli e degli sconfitti, è sapere che Dio non si manifesta
          in mezzo allo sfarzo della corte imperiale, ma tra la paglia di una greppia.
          È importante, perciò, che anche nei nostri Gruppi crescano i gesti bel-
          li dell’accoglienza, della condivisione, della fraternità, del perdono, del-
          la costruzione di luoghi di pace. È nostro dovere mostrare a tutti coloro
          che vivono nei nostri territori, a coloro che desiderano essere volontari,
          che in mezzo a noi c’è veramente Dio e non c’è modo migliore di rivelar-


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