Page 14 - Aprile
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do, ci viene incontro con milioni di volti segnati dagli esodi dalla dignità
          della vita, invita ad aprire le porte delle nostre città per accogliere le peri-
          ferie della storia, gli abbandoni delle solitudini, le crisi della famiglia, le in-
          coerenze della fede, gli umori incontrollati della natura, i dispotismi del-
          le nazioni, la fame.
             Fame di pane, di giustizia, di Dio.
             Si aprono le mani dell’uomo per accogliere l’offerta del pane. La fame
          è una ladra crudele. Ruba l’infanzia, strappa i legami, azzera i progetti,
          apre ferite di abbandono, paura, odio. Non ha età il suo dolore, né bel-
          lezza la sua immagine, né voce il suo gemito. Si insinua tra gli stipiti delle
          porte e con occhi senza luce tende la mano in un gesto antico di attesa.
          E tu forse vorresti poter chiudere la bocca per farti compagno di digiu-
          no e aprire il cuore per urlare che quella, in fondo, è anche una tua col-
          pa. Perché il peso di quelle lacrime supera quello di tutta la terra, men-
          tre danza, tra le ciotole vuote di umana giustizia, il valzer dell’indifferenza.
             “Ci sono nel mondo persone così affamate che Dio non può apparire
          loro se non in forma di pane” (M. Gandhi).
             “Avevo fame e mi avete dato da mangiare”.
             In ogni tempo e luogo. In tutti i 40 giorni di deserto di una vita che ha
          segnato sulla sabbia le parole: ”Padre nostro, dacci oggi il nostro pane
                              quotidiano” (Mt 5,6).
                                 Pani da spezzare, pesci da distribuire alla fame
                              della folla. Soffrire la fame. Quando la terra non re-
                              gala, la popolazione cresce, i deserti si dilatano, la
                              distribuzione ingiusta delle risorse reca scandalo,
                              risuonano le urla dell’urgenza.

                                 “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Per vi-
                              vere secondo il bisogno, la giusta misura della ne-
                              cessità. La richiesta equilibrata ha il sapore della
                              santità. Diventa atto di fede, segno di sapienza e
                              di fiducia. Bisogno primo di nutrimento per la vita.
                                 Ma il profeta Amos scrisse: ”Ecco verranno i
                              giorni - dice il Signore - in cui manderò la fame non
                              di pane, ma di ascoltare la parola del Signore”. Per-
                              ché “non solo di pane vive l’uomo ma di ogni paro-
                              la che esce dalla bocca di Dio”.


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